La frutta esotica è un prodotto che si è sempre consumato sulle tavole degli italiani. Da qualche anno, la richiesta si è orientata verso nuove tipi, soprattutto mango, avocado e papaya, che hanno preso il posto delle più tradizionali ananas e cocco.
Oggi si parla molto di sostenibilità, ambiente, km0, prodotto locale, per cui il frutto esotico originario delle zone tropicali non è in linea con queste tematiche tanto dibattute negli ultimi anni. Eppure, in Italia esistono zone di produzione di alcune varietà di frutti esotici che riescono ad adattarsi in ambienti climatici non tropicali, con temperature più miti.
Se, quindi, da un lato c’è una forte tendenza all’acquisto di questi particolari frutti dal sapore tropicale, dall’altra esiste un motivo di preoccupazione per il consumatore che sceglie di seguire un’etica ambientale e sostenibile.
Frutta esotica d’importazione: i rischi da conoscere
Di fatto, in alcuni paesi tropicali e orientali di coltivazione e produzione di frutta esotica non esiste un’etica ambientale, né una grande attenzione alle condizioni degli operai, spesso soggetti ad estenuanti orari lavorativi non regolamentati.
Inoltre, le condizioni di viaggio e i lunghi tragitti il prodotto deve affrontare prima di approdare nel nostro paese non sono un grande incentivo all’acquisto, per via delle condizioni con cui vengono trasportati e stoccati. Spesso accade, infatti, che per rispondere velocemente ad un’esigenza di mercato, i frutti vengano raccolti prematuramente e lasciati maturare durante il viaggio in condizini climatiche poco favorevoli, per cui il frutto arriva a destinazione poco fresco e, in parte, privato dei suoi nutrienti.
È altrettanto vero che, lentamente, si assiste ad un avanzamento tecnologico che riguarda il mercato dell’import/export, con moderni sistemi di refrigerazione a temperatura controllata anche in fase di stoccaggio, che garantiscono una più sicura integrità del prodotto.
I frutti esotici made in Italy: al sud le regioni più produttive
Naturalmente, non è facile conoscere tutte le condizioni in cui viaggia la merce, per cui se non si è assolutamente certi della zona di provenienza, dei metodi di coltivazione e delle condizioni di trasporto si può sempre pensare di rivolgersi ad un mercato italiano.
Tra queste, spiccano alcune regioni del sud Italia, come Calabria e Sicilia che, secondo una stima di Coldiretti, hanno aumentato la loro produzione da 10 a 500 tonnellate in cinque anni, a dimostrazione che il Made in Italy è in grado di rispondere alle esigenze di mercato nazionale.
In queste regioni, particolarmente nel messinese e catanese, si coltivano avocado, mango, litchi e passion fruit, la zona di Palermo si dedica alla papaya mentre Reggio Calabria all’annona.Di notevole importanza, è il caso del Kiwi del Lazio IGP. Nonostante l’origine asiatica, la regione italiana ha ottenuto l’importante riconoscimento europeo per l’eccellente qualità del prodotto.